storia

Capitolo 2: Note di Felicità

Ogni volta che Timmy aveva voglia di musica andava dal suo amico Bill. Fin da quando era piccolo suo papà gli aveva insegnato a suonare il flauto e ogni giorno si esercitava sul ramo davanti alla sua finestra.

Nelle ultime ore del pomeriggio, quando il sole iniziava a calare e il cielo si tingeva di color arancio, Bill iniziava a suonare una delle melodie che aveva imparato da piccolo. Da alcuni anni, però, aveva iniziato a suonare delle melodie nuove che non somigliavano a quelle cha aveva suonato fino ad allora.

Bill diceva che le note gli comparivano nella mente all’improvviso. Per spiegarglielo aveva detto che era come quando leggevi un libro e le parole ti si formano nella testa. Le puoi quasi vedere come scritte su un foglio. Così era la musica per Bill.

Era come se le note si scrivessero davanti ai suoi occhi non appena gli si formavano nella mente. E allora iniziava a suonarle.

Quel giorno Timmy aveva voglia di sentire della buona musica.

Era stata una giornataccia. Jen, Ben e Sam erano contenti della nuova casa e continuavano a cinguettare dalla mattina alla sera. Cinguettavano al mattino appena svegli. Cinguettavano quando apriva la finestra. Cinguettavano quando era ora di mangiare e quando era ora di dormire.

L’unica soluzione che era venuta in mente a Timmy per riposarsi un po’ era stata andare a trovare Bill per sentirlo suonare.

Già mentre si avviava per la strada che portava a casa dell’amico sentì una musica dolce riempire l’aria di allegria. Bill era appollaiato alla finestra con il suo flauto tra le mani e gli occhi chiusi, suonando.

Pian piano, senza farsi sentire, Timmy si arrampicò lungo il tronco dell’albero in cui abitava Bill. Si era formato un percorso con incavi per mani e piedi da anni di usura e in un attimo arrivò alla finestra e si sedette affianco a Bill.

Non si era accorto di nulla e continuava a suonare come se nulla fosse. Solo quando l’ultima nota risuonò nell’aria Timmy gli posò una mano sulla spalla.

Per poco il poveretto non cade dall’albero. Solo la mano di Timmy sulla spalla lo fermò un pelo prima di finire dritto dritto di sotto.

“Ma che modi sono, amico! Per poco non finisco nei cespugli del giardino”

“Non volevo disturbarti e poi è sempre bello coglierti di sorpresa” disse Timmy ridendo.

“Lo fai ogni volta, ormai dovrei essermi abituato. Ma cosa ci fai qui oggi? Non hai i tuoi nuovi vicini a cui tenere compagnia?”

Un’espressione triste si dipinse sul viso di Bill. Come quando suonava la nota sbagliata e si incrinava la melodia fino ad allora perfetta.

Non era da lui quell’espressione e mai l’aveva rivolta a Timmy.

“Ehi, che ti succede? Perché quella faccia triste? Eppure mi sembrava che stessi suonando bene”

“Ma mica è per quello, io suono sempre bene” rispose Bill con aria fiera e un mezzo sorrisetto sulle labbra. “È solo che da quando hai trovato i tuoi nuovi amici non sei più venuto a trovarmi”

E all’improvviso Timmy capì il perché di quell’espressione triste. Timmy era abituato a vedere Bill quasi ogni giorno seduto sul ramo fuori dalla sua finestra a suonare per lui. Bill gli aveva detto una volta che sapere di suonare per qualcuno lo rendeva molto felice e che vedere la stessa felicità negli occhi di Timmy lo faceva stare bene.

“Mi spiace molto Bill, Roy aveva bisogno di una mano per sistemare la casa e renderla più sicura per i gemelli. Però potevo sentire la tua musica ogni giorno anche da casa mia e ci aiutava a finire i lavori in fretta”

“Sai, dobbiamo ancora finire alcune cose e ci farebbe comodo avere una mano in più! Perché non vieni con me?” proseguì.

Un pizzico della solita allegria di Bill era tornata sul suo viso.

“Che ne dici se vengo a suonarvi alcune canzoni mentre voi finite i lavori? Posso portare alcuni dei dolci alle mele che fa mia mamma e intrattenere i piccolini” domandò con aria speranzosa.

La risposta era già chiara a Timmy dal momento in cui Bill aveva iniziato a porre la domanda.

Fu così che si ritrovarono sulla via del ritorno verso casa di Timmy, con Bill che suonava melodie allegre al flauto e Timmy che gli elencava tutti i lavori che ancora mancavano per rendere perfetta la casa di Roy e dei piccoletti.

In fondo, anche se l’inizio era stato un po’ tumultuoso, la giornata era finita alla perfezione. L’aria che entrava dalla finestra quando si mise a letto era ancora fresca, ma iniziava a sentirsi l’odore della primavera e la luna splendeva alta nel cielo illuminando la casa di Roy sui rami vicini.

Timmy non poteva essere più felice e sapeva che anche Gewin, qualsiasi cosa stesse facendo in quel momento, provava la stessa cosa.

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