storia

Capitolo 1: Timmy, Roy e le sue piccole palline di piume

Timmy si rigirò nel letto e strofinò la guancia sul cuscino caldo. La sensazione di tepore che si prova a stare sotto le coperte era da sempre una delle sue preferite. La luce della luna filtrava dalla finestra e metteva la stanza in una penombra che faceva sembrare gli oggetti un po’ più sfocati e tondeggianti. Timmy aprì un occhio verde smeraldo e, ancora assonnato, guardò la luna. Era ancora alta nel cielo, quindi doveva essere da poco passata la mezzanotte.

Era strano che si fosse svegliato nel cuore della notte dato che solitamente era sempre sua mamma a svegliarlo a forza la mattina. D’improvviso si sentì un brontolio arrivare da qualche parte della casa e Timmy si accorse di un odore strano che sicuramente non c’era quando era andato a letto.

La voglia di addormentarsi e attorcigliarsi nelle coperte calde era forte e quasi quasi ci riuscì pure, ma l’odore si faceva sempre più forte e una luce bluastra iniziava a filtrare da sotto la porta. A malincuore, stringendosi nel piumone, Timmy si fece strada fuori dalla camera e segui quell’odore che ricorda un po’ funghi putridi e erba cipollina. La scia di odore lo portò vicino alla cucina e fu subito tutto chiaro.

Sua mamma Yarla aveva sempre avuto un debole per creare nuove pozioni. Pozioni per far diventare i capelli rosa. Pozioni per trasformare qualunque verdura in dolce. Pozioni che hanno l’odore di broccoli, ma che in realtà sanno di fragole. Alcune non hanno un’utilità precisa, ma sua mamma le sviluppa semplicemente perché le piace sperimentare e creare. Non passa giorno senza che le passi qualcosa per la testa e subito deve provare a crearla.

La luce arrivava proprio dallo spiraglio della porta e da lì illuminava tutta la casa. E proprio da quello spiraglio vide Yarla china sul suo calderone a mescolare la sostanza bluastra. Aveva il volto corrucciato dalla concentrazione. L’impegno ben visibile dalle piccole rughe attorno agli occhi.

Quando era concentrata in qualcosa la cosa migliore era lasciarla stare. Non sarebbe la prima volta che scoppia un incendio perché l’ha fatta spaventare mentre lavorava.

Mancano ancora delle ore prima che il sole lo svegli e che il profumo della colazione riesca a portarlo nuovamente fuori dal letto.

Timmy si era appena sdraiato a letto, giusto il tempo di sistemarsi di nuovo nelle coperte che un colpo alla finestra gli fa aprire di nuovo gli occhi. Sul vetro c’era la forma di un uccello, ali spiegate e becco appuntito.

Timmy corse subito in giardino e lì, sdraiata a terra, ecco la figura di un uccello enorme dalle piume tricolori. La testa nera, il petto bianco e le ali blu notte che spiccano contro gli altri colori.

Il poveretto era gambe all’arie e si lamentava “ohi povero me, che botta!” ripeteva portando le ali sopra la testa

“Hey tu, tutto bene? Hai proprio lasciato un bel segno sulla finestra. Come hai fatto a non vederla?”

Era riuscito a mettersi seduto e con l’ala si massaggiava la testa nel punto in cui aveva sbattuto sul vetro. “Stavo correndo a cercare aiuto. Più giù nel bosco stanno tagliando gli alberi e hanno iniziato proprio su quello dove avevo costruito il nido. Ho portato i miei piccoli sull’albero accanto, ma non riescono a volare molto. Anche se sono delle pesti sono ancora piccoli!””

Parlava veloce e muoveva le ali per cercare di spiegare a Timmy la situazione.

“Non preoccuparti, li aiuterò io, sono bravo ad arrampicarmi e posso portarli giù e costruirvi un nido qui vicino”

“Saresti tanto gentile a farlo. Io sono Roi a proposito, piacere di conoscerti. Ma ora corriamo!”

Timmy iniziò a correre attraverso il bosco seguendo Roi. Saltava di ramo in ramo per riuscire a stargli dietro e dopo quasi dieci minuti di corsa arrivarono a destinazione.

Un gruppo di uomini stava accatastando la legna degli alberi che avevano tagliato e una pila era già stata completata.

Timmy guardò in alto verso l’albero da cui Roi lo aspettava. Un piede alla volta, una mano alla volta, Timmy arrivò in cima dove un gruppo di tre piccoli uccellini lo aspettava cinguettando allegramente, per nulla turbati dalla situazione.

“Sempre allegri, i miei piccoli! Sono un po’ delle pesti ed è difficile tenerli a bada, ma non si scoraggiano mai!”

“Oh vedo” rispose osservando le tre piccole palline di piume cinguettare e muoversi in continuazione.

Uno alla volta li portarono a terra e una volta lì, uno portato da Roi e due tra le braccia di Timmy, partirono per tornare verso casa sua.

I piccoletti si agitavano in continuazione e non la smettevano di cinguettare. Erano simpatici, quei piumini.

“Ehi Roi, non mi hai detto come si chiamano”

“Oh già. Questo piccoletto con me è Sam. Con te ci sono Jen e Ben”

Sentendo i loro nomi Jen e Ben cercarono di raggiungere il loro papà e per un attimo Timmy perse l’equilibrio, ma si riprese appena in tempo per non cadere faccia in giù sull’erba.

Dopo quelli che sembrarono trenta minuti arrivarono a casa e Timmy li accompagnò verso il suo albero. Nel ramo vicino alla sua finestra c’era proprio un posticino perfetto dove poter posizionare un nido e proprio lì Roi iniziò a portare i rametti per costruire la loro nuova casa.

Guardandolo lavorare e osservando Ben, Sam e Jen, Timmy pensò che quello era l’inizio di una nuova avventura. Aveva trovato dei nuovi amici che gli avrebbero fatto compagnia ora che Gewin era lontano da casa.

La sera, prima di andare a letto, si affacciò alla finestra e guardando la luna iniziò a raccontarle di quella giornata speciale, sapendo che lei l’avrebbe a sua volta raccontata a Gewin.

“Sarà un’amicizia fantastica, ne sono sicuro. Ora vado a dormire. Buonanotte Luna!”

Si avvolse nel piumone e spense la luce, sperando di riuscire a dormire fino al mattino senza essere svegliato da strane esplosioni in casa.

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